Le Nazioni Unite, esattamente mezzo secolo fa, istituirono la Giornata Mondiale della Terra.

Oggi non analizzerò come al solito il transito del giorno, anche perché, a parte un paio di quadrature tra la Luna in Ariete e Giove e Plutone in Capricorno, che durante la mattinata potrebbero accentuare la frustrazione, non ho molte considerazioni da fare. Ci stiamo avvicinando al Novilunio in Toro di domani mattina, pertanto la fase lunare attuale ci predispone all’attesa.

Mi piacerebbe però dare un’occhiata al quadro del cielo di quella lontana giornata di cinquanta anni fa.

Il Sole si trovava, come oggi, in Toro, assieme a Mercurio e a Venere. Come ho scritto più volte, il Toro è il segno che più di tutti è in armonia con Madre Natura, anche se questa è una caratteristica condivisa dagli altri due segni di Terra (Vergine e Capricorno). Ma è nei mesi primaverili che il nostro pianeta raggiunge il massimo della rigogliosità (in questo emisfero).

Oltre ai summenzionati pianeti, anche Saturno si trovava in Toro già dal ’69. Quindi in quella giornata l’attenzione (Sole), la comunicazione (Mercurio), la cura (Venere) e il senso di responsabilità (Saturno) erano tutti volti nei riguardi dell’ambiente.

Già da anni si discuteva delle tematiche relative all’inquinamento e allo sfruttamento delle risorse. Risalgono al 1962 i primi discorsi di Kennedy sull’importanza della preservazione degli ecosistemi e il successivo decennio di contestazioni portò molti studenti a marciare anche per i diritti del pianeta.

È proprio tra il ’61 e il ’69 che Urano si trova in Vergine, assieme a Plutone. Il passaggio dei pianeti lenti (Urano, Saturno, Giove, Nettuno, Plutone) crea sempre effetti a lungo termine. E in questo caso si può affermare che questi aspetti in segni di Terra furono determinanti per la decisione di istituire una giornata internazionale.

Certo, l’uomo avrebbe potuto fare molto di più per preservare il pianeta in questi decenni. Sicuramente i transiti attuali (pianeti lenti in segni di Terra) avranno un impatto positivo almeno in questo senso.

Arte: “Lips”, Christo Dagorov

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